Un violino, costruito nell’inferno del lager, un violino per sopravvivere, forse. Una storia commovente raccontata attraverso le parole dei protagonisti, immagini e video di un mondo confuso tra sogno e memoria.
liberamente ispirato a Il violino di Auschwitz di Maria Angels Anglada
adattamento e regia Andrea Piazza
con Andrea Piazza, Arianna Soffiati
video Michele Corizzato, Janira Salice, Camilla Zali
scene Michele Corizzato, Andrea Piazza
voci e comparse Alfredo Bonetti, Silvia Corizzato, Stefano Francescato, Maristella Sala
allestimento tecnico Associazione 92 decibel luci Simone Valmacco audio Paolo Grazioli
produzione Compagnia teatrale della Civetta
debutto domenica 22 gennaio, Società operaia mutuo soccorso, Borgomanero NO
Una narrazione di parole e immagini, una storia commovente dove il lager è solo lo sfondo della sfida che porta un uomo a voler restare uomo. Quando Daniel, liutaio a Cracovia, viene deportato ad Auschwitz, dei gesti e delle sensazioni di quel mestiere tanto amato gli resta solo il ricordo. Finché un giorno viene convocato dal comandante del campo: dovrà realizzare un nuovo violino, uno strumento perfetto come una Stradivari, altrimenti farà una fine peggiore della morte. Come in un sogno (o in una memoria?) lo spettacolo segue le vicende del liutaio protagonista; a scandire la narrazione ecco i ricordi di quel passato abbandonato, che visitano e popolano gli incubi del liutaio sotto forma di immagini che danno vita alla bianca scenografi.
Sapevo che non sarebbe potuto rimanere nelle mani di quegli assassini. Potevano uccidermi, ma lui, il mio violino, avrebbe continuato a vivere. Nelle mani di un altro, in un futuro migliore.
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fotografie Camilla Zali